Luisa Raggi – ceramista
Una gran parte degli oggetti che ci circondano nascono dalla lavorazione della terra e sono per varia misura e natura manufatti in ceramica, la possibilità di produrre in serie piatti, pentole, piastrelle ne ha ridotto i costi. Tuttavia quando ho scelto il mestiere del ceramista ho deciso di incamminarmi su una strada diversa, lavorando solo su pezzi unici, siano tazze, ciotole, lampade o sculture ceramiche. Spesso la scultura è un pezzo d’uso. La forma è data dalle mani che modellano quasi inconsapevolmente collegate alla somma dei saperi acquisiti e sempre in crescita. L’oggetto finito ha una sua propria “volontà”, espressa attraverso di me, che divento quasi un mezzo. Ciascuno può portare nella sua casa qualcosa di unico, non ripetibile. Un piccolo lusso per personalizzare case troppo spesso uguali le une alle altre. E, come naturale, con sé conserva una parte di chi lo ha pensato e costruito.
Ogni lavoro per me è sempre un terreno di esplorazione che mi costringe a ripensare ed assimilare le grandi correnti artistiche del passato e del presente. Fermare la forma è un gesto personale. E’ la mano che taglia l’argilla. Il colore spruzzato. La sistemazione nei pezzi nel forno. L’attesa della prima e della seconda cottura. Quel gesto, quando il pezzo disvela la sua propria natura, è un momento di grazia. Ci sono anche i fallimenti. Manufatti che si rompono in cottura e non possono essere aggiustati, idee che non riescono a diventare oggetti. Da tutto si impara e da ogni errore si trae un insegnamento. E’ stata una rottura accidentale a farmi scoprire la tecnica giapponese del kintsugi, che ho riadattato a mia misura.
Vivo e lavoro a Roma, la città in cui sono nata e in cui ho studiato. Sono in debito con molti per quanto ho imparato e per quanto resta da scoprire.